Risposta all’articolo pubblicato dal Corriere di Viterbo del 15/07/2015: “Oggi Conferenza dei Servizi alla Regione Lazio sul Biogas”
In merito all’articolo apparso su Il Corriere di Viterbo intitolato “Oggi Conferenza dei Servizi alla Regione Lazio sul Biogas”
Premesso che
· l’oggetto della conferenza è stata una modifica sostanziale per produrre circa 1.300 tonnellate anno di BIOMETANO dalla fermentazione anaerobica di circa 25.000 tonnellate anno di frazione organica dei rifiuti provenienti da raccolta differenziata.
· La fermentazione anaerobica è un processo BIOLOGICO (analogo a quello che avviene nel corpo umano per digerire il cibo) che consente di ottenere un combustibile da FONTE RINNOVABILE da utilizzare in autotrazione in sostituzione dei combustibili FOSSILI.
· La valorizzazione in loco consentirà un risparmio per le Amministrazioni Locali valutabile in € 1.800.000 annui.
· il metano è un combustibile “nobile” per quanto concerne le emissioni in quanto ha il miglior rapporto tra carbonio e idrogeno e la minore produzione di polveri sottili; pertanto il suo utilizzo in autotrazione in sostituzione di combustibili FOSSILI migliora la qualità dell’aria.
· L’utilizzo di detto quantitativo annuo di combustibile RINNOVABILE in sostituzione di quello FOSSILE renderebbe neutre circa 4.500.000 tonnellate anno di CO2
Si osserva e si eccepisce quanto segue:
· I batteri che consentono la fermentazione anaerobica non sono assolutamente pericolosi, ma sono analoghi a quelli presenti nella flora batteriologica del corpo umano.
·L’utilizzo della frazione organica dei rifiuti urbani, raccolti in maniera differenziata, quale substrato per alimentare il processo, esclude la potenziale presenza di batteri presenti nelle deiezioni e/o da insilati.
· L’accusa del rischio di amplificazione e diffusione di batteri patogeni, in particolare di Clostridium botulinum è infatti del tutto strumentale. Questa preoccupazione deriva da alcuni fenomeni di contaminazione microbiologica avvenuti negli scorsi anni nel Nord-Europa e per comprenderne le cause sono stati sviluppati accurati studi con tecniche avanzate di biologia molecolare e metagenomica. Da questi studi è emerso che eubatteri patogeni immessi in entrata in impianti di digestione anaerobica non si ritrovano nel digestato finale (in particolare negli studi svolti dal Dipartimento di Batteriologia dell’Istituto Nazionale di Scienze Veterinarie in Svezia e, più recentemente, uno studio svolto in Germania dall’Istituto per la Ricerca Genomica ed i Sistemi Biologici). Queste conclusioni non sono sorprendenti per chiunque abbia competenze di ecologia microbica, in quanto sa che enterobatteri e clostridi intervengono nelle prime ore della digestione, nelle cosiddette fasi di idrolisi/acidogenesi, ma non nelle più lunghe fasi finali di metanogenesi dove operano microrganismi specializzati nel dominio degli archeobacteria. In queste fasi finali l’ambiente diventa ostile per le specie appartenenti a enterobatteriacee e clostridi. Il fenomeno di contaminazione microbiologica avvenuto in Nord Europa si spiega facilmente con la pratica discutibile di alimentare gli impianti con cereali insilati. I cereali “insilati” sono una biomassa con elevato contenuto di polisaccaridi facilmente degradabili e quando vengono insilati in grandi cumuli all’aperto coperti solo con teli di plastica, vanno incontro a fermentazione, ossia alle fasi iniziali della digestione anaerobica (idrolisi/acidogenesi), producendo specie chimiche come acidi organici e alcoli che sono i precursori della metanogenesi. Questi processi avvengono rapidamente in microaerofilia (basse concentrazioni di ossigeno) e se ne fa grande uso negli impianti tradizionali (circa 10.000 in Europa) sviluppatisi sotto l’impulso delle politiche di incentivazione indotte dal protocollo di Kyoto.
· Che il digestato sia un rifiuto da smaltire in discarica è il risultato di una equazione presente esclusivamente nella mente del dott. Baldi. I residui digeriti, definiti “digestato”, sono un materiale che è oggetto di VALORIZZAZIONE. Questo, infatti, viene separato in una frazione solida ed una liquida. La componente solida è ricca di sostanza organica in forma di lunghi polimeri di carbonio che sono ottimi precursori degli acidi umici e fulvici del suolo, quindi è l’ideale substrato da unire a rifiuto verde triturato per produrre compost di qualità da destinare al miglioramento dei suoli agricoli. Parte della frazione liquida, dopo un processo di denitrificazione, viene utilizzata all’interno dello stesso processo per diluire il substrato organico in ingresso (processo ad umido), per la bagnatura dei cumuli della fase aerobica e per innaffiare le aree a verde dell’impianto. Solo la parte di acqua in eccesso viene immessa nello scarico finale.
In conclusione il dott. Baldi, medico e interessato, a suo dire, ai temi ambientali dovrebbe avere la competenza (Laurea) e la conoscenza (interesse ambientale) di quanto confutato. Pertanto o ignora o mente sapendo di mentire!!!!
Alfredo Fragagano
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